giovedì 21 marzo 2013

SE CE L’HAI CORTO, METTI LA SOLETTA - di Luciana Littizzetto


Vorrei elevare al cielo una preghiera. Una supplica accorata. Mi rivolgo agli scarpari. A tutti i geppetti del cuoio, gli artisti della tomaia, ai profeti del décolté. Io vi prego con tutto il cuore. Quando fate le scarpe da donna, potete fare per favore anche i 34 e 35 per noi minipony? Per noi diversamente abili di piede? Zampe da criceto? Io non dico di fare i 38, i 40 e le barche a vela del 44, per carità… Volete fare un 47 tacco dodici color pera per le drag queen? Ma  sono io a dirvi bravi. Poi, magari, con i ritagli di pelle di scarto, con pezzi di pelle sbirgoli ricavati dalle orecchie e dalla coda della mucca, potete fare per cortesia qualche scarpa in più del 35, che sono stufa di andare in giro con le scarpe dei clown, di tre numeri più lunghe?

Mettetevi una mano sulla coscienza e una sulla tomaia, vi prego. Tutti lì che camminano in una Valle Verde e noi chi siamo? Le figlie della serva? Ma guardatevi intorno! Non ci sono solo le stangone alte uno e ottanta, ci sono tanti bei donnini di un metro e mezzo che c’hanno i piedi monchi anche se non glieli hanno fasciati nella culla. Cosa devono portare, ‘ste disgraziate, ai piedi, due baguette, due sci?
Io ho quarantasei anni, reverendi. Non ne posso più di andare in giro con le Lelli Kelly, le scarpe di panno con le stelle alpine e le Geox col velcro come all’asilo.  Sono stufa di entrare da Bambi a comprarmi le scarpe con stampati i Pokémon.Se il seno perfetto sta in una coppa di champagne, il piede ideale deve stare nella bottiglia di un quarto delle osterie. Fine. Prendete la misura così. Che non ne posso più di sentirmi dire: “Guardi, avevamo un 35 ma l’abbiamo venduto…” Sì, perché se lo fanno, ne fanno uno. Come la Gioconda. Finito quello, ciao. Oppure  ci sono quelli che fanno il 35 bastardo. Finto. Un 35 di pianta larga. Una piastrella di cuoio. Ma siete cretini? Non è che se hai il piede corto, per pareggiare ce l’hai largo. Noi basse non abbiamo le zampe del pastore tedesco, maestro della concia.Fate una linea a nome mio. Vi do il permesso. La “linea Littizzetto, piede corto da nanetto”. No, perché se continua così, noi zampe di gatto andiamo giù di testa. Poi prendiamo a sberle i commessi quando ci dicono: “Guardi il 35 non c’è. Prenda il 36 e ci metta un po’ di cotone in punta”. Ma mettilo te il cotone in punta! Quando ti metti il costume da bagno e sembra che sia vuoto davanti, riempilo di pluriball, pezzo di babbeo! Provaci tu ad andare in giro tutto il giorno con un gnocco d’ovatta nella scarpa: la sera il piede ce l’hai mummificato, ti levi la scarpa e salta fuori la pietra filosofale. Un sasso di Matera. Oppure, dicono: “Metta la soletta”. Minchia e straminchia. Allora, la soletta non allunga il piede, lo alza! Così, invece di uscirti da dietro, ti esce dall’alto. Mettila tu la soletta, pirla! Prova. Se ce l’hai corto, mettiti la soletta. Prova. E vedi un po’ se ti si allunga… La soletta magari te lo alza fino al mento, ma non te lo allunga. La lunghezza della tua pochezza resta quella, imbecille.
di Luciana Littizzetto

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